Ammesse nuove prove a favore di Mimmo Lucano, l’ex sindaco condannato a scontare tredici anni e due mesi di carcere.
Novità per quanto riguarda il processo d’appello a Domenico Lucano, soprannominato Mimmo. Domenico Lucano è l’ex sindaco di Riace, paese situato in provincia di Reggio Calabria. Mimmo è stato condannato in primo grado a scontare la pena detentiva di 13 anni e due mesi, a causa di reati legati alla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti, realizzati dallo stesso sindaco nella città di Riace.
Ma ci sono delle novità: la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha deciso di riaprire l’istruttoria dibattimentale. Questo provvedimento sancisce l’ammissione di prove integrative raccolte durante il processo di primo grado. Situazione alquanto insolita. Difatti, non è frequente durante i processi d’appello che venga ammessa un’integrazione alle prove.
La Corte d’Appello ha ammesso le prove in questione nel processo d’appello 50 pagine di una perizia cosiddetta “pro veritate”. A realizzare la perizia un consulente della difesa di Lucano, Antonio Milicia, perito trascrittore.
All’interno della perizia “pro veritate”, il perito ha trascritto cinque intercettazioni che risultano essere rilevanti in sede di processo. Secondo la difesa, in quattro di queste intercettazioni ci sarebbero delle differenze “fondamentali”.
Tutte e cinque le intercettazioni sono ambientali. Ciò significa che sono ricavate attraverso l’impiego di microspie, situate in ben specifici ambienti. Due nell’auto di Lucano, due nella sede dell’associazione Città Futura, fondata da Lucano, presso il Palazzo Pinnarò di Riace, ed un’ultima all’interno di uno studio professionale.
Il contenuto delle intercettazioni
Secondo quanto emerso dalle intercettazioni, Giglio dice a Lucano: «Non è improbabile che un domani, così come (incomprensibile) se non è già arrivata da voi, verranno la Guardia di Finanza. L’amministrazione dello Stato non vuole il racconto della realtà di Riace. Vuole… perché oggi la mission dello Stato… sapete, lo Stato è composto… come qua da voi. C’è l’opposizione. La mia certezza è che l’organizzazione fa acqua da tutte le parti. Non ultimo il fatto che dopo lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr) non c’è niente. E allora, questo mi fa dedurre che l’obiettivo integrazione è soltanto una parola buttata là».
Mentre Lucano chiede: «Perché deve pagare Riace?» Del Giglio: «Io ritengo dal suo punto di vista della sua relazione che comunque Riace, al di là delle disfunzioni eventuali o delle anomalie amministrative, quindi della burocrazia, abbia realizzato una realtà evidentemente ancora unica sul territorio nazionale, dovete difenderla. Con qualsiasi conseguenza. Che ve ne fotte sindaco!».
Lucano asserisce: «Quindi siete d’accordo con la mia idea?» Del Giglio risponde: «Ma certo che sono d’accordo… L’amministrazione dello Stato… ipocritamente non ha ritenuto di volerlo affrontare. Perché ancora naviga nel ni-no-na… Il caso di Riace… in Italia in un certo senso è atipico perché non ha una duplicazione da nessuna altra parte…. Io che sono pessimista per natura, quando si parla di Italia, vi dico che io vi auguro di arrivare da qualche parte. E forse, se lo farete, vi sarà possibile perché avete accanto altre forme di autorità. Ma se fate conto sullo Stato italiano, sull’apparato statale, onestamente ho le mie riserve perché si continua a guardare questo problema come a un fastidioso inconveniente di passaggio. Intanto non è di passaggio (…)».